Karate al femminile

L’opinione pubblica viaggia nella direzione costante dei diritti civili, spesso con derive che lasciano perplessi. Una delle tematiche più giustamente trattate è la parità dei diritti tra uomo e donna. Da aggiungere, a mio parere, la discrimine che la parità di sviluppa e si esprime nella reciproca diversità e non in un modello- spesso maschile- che si pone a misura anche per il mondo femminile.

Una donna che vuole imitare un uomo, come ad esempio andare in guerra, ignorando che la sua natura potente può generare la vita diviene un cortocircuito in tal senso.

La donna si emancipa partendo da sé e ponendo sensibilità e forza d’animo in circolo nella società. Sembrerebbe un argomento fine a sé stesso considerando il contesto marziale, così non è.

In ogni sport la distinzione è in sezioni di peso e di sesso, fatto normale se parliamo di competizione, non così se parliamo di Arti Marziali. Non mi stancherò mai di sottolineare la grande potenzialità che questo ambiente offre, il fatto stesso che l’obiettivo parte da un proprio miglioramento, porta a un grande lavoro di messa a punto di molti aspetti, i quali trovano nel confronto con l’altro una verifica del percorso, non una medaglia, un giudizio, bensì un punto dal quale ripartire. In tal modo, il peso, il sesso, la personale sensibilità vengono costantemente rispettate. Non vi è un modello esterno a sé, quanto una volontà di accrescere ciò che si ha dentro, le proprie potenzialità.

Parrebbero belle parole, eppure il nostro Karate è una sorta di agorà dove s’incontrano persone mature con dei ragazzi, maschi e donne, tutti partendo dallo stesso punto, facendo, senza distinzione, i medesimi percorsi e soprattutto praticando una meritocrazia che può esprimersi a pieno. In tal modo le parole diventano fatti e non chiacchere, al Shin Dojo Friuli ci troviamo tre cinture nere al femminile tra le quali due docenti e una molto brava a insegnare quanto lei stessa ha costruito. 

Capita sovente così che siano loro a determinare l’allenamento, mostrando competenza e soprattutto una capacità di essere modello alternativo ed efficace piuttosto che antagonista o pedissequo a quello maschile.

Entrare nel dojo e vedere tante diversità che si ritrovano, comunicano e crescono è qualcosa che appaga tanto quanto la ricerca e la crescita tecnica, perché un Karate che insegna solo la tecnica e non si pone ambizioni di educazione anche in tal senso, diventa un esercizio fisico di cui la società che lo accoglie può tranquillamente fare a meno o sostituire a cuor leggero.