10 Miti sul Karate da sfatare

(di Jessie Ekamp)

Articolo originale: http://www.karatebyjesse.com/10-disturbing-myths-about-karate-everyone-thinks-are-true/

1. “I Karateka spaccano mattoni tutti i giorni”

Tutti lo abbiamo sentito dire.

“Allora…quante tavolette puoi rompere?”

In giapponese, l’abilità di rompere i mattoni o le tavolette si chiama “tameshiwari”.

Ma pochi di noi la allenano in maniera regolare.

Infatti, qualche dojo di karate non include affatto il tameshiwari.

Perché?

Bruce Lee disse la frase migliore:

“I mattoni non contrattaccano”

Tuttavia c’è un certo vanto nel farlo.

Non perché è qualcosa di esaltante da dover dimostrare, ma piuttosto per la pressione che si prova nel testare le proprie capacità fisiche, tecniche e mentali nel farlo.

Una tavoletta/un mattone è la manifestazione fisica dei limiti che ti auto-imponi.

Romperla sarà come infrangere le tue paure più profonde.

È forza al 99%.

Ma…è un mito al 100% che noi lo facciamo tutti i giorni!

2. I karateka hanno un totale autocontrollo

Ascolta…

Dopo OGNI allenamento di Karate, mi ritrovo lividi, tagli e strani segni voodoo sul mio corpo.

Non perché sono masochista.

Ma perché NESSUNO ha un perfetto autocontrollo.

Nel regno imprevedibile del combattimento fisico, l’autocontrollo totale è un’Utopia. Sicuramente, dobbiamo sforzarci a raggiungerlo. Ma possiamo solo provare a raggiungere quel sogno impressionante di portare i nostri pugni e calci alla distanza dello spessore di un capello dal naso del nostro avversario.

Ma diciamo la verità:

Accidenti se capita.

Non importa quanto buon autocontrollo tu abbia.

Il Karate ci insegna l’autocontrollo, e noi generalmente abbiamo un miglior controllo motorio rispetto alla maggior parte del resto delle persone, ma comunque non sempre è così.

Continuiamo a fare errori – così come tutti gli altri.

E ricorda; l’autocontrollo è anche una questione mentale.

Saper padroneggiare se stessi, è la più alta forma di maestria.

3. “Il Karate è stato creato da poveri contadini ad Okinawa per difendersi segretamente dai Guerrieri Samurai Giapponesi”

Wow.

Poniti questa domanda:

Se tu fossi un povero contadino dell’antica Okinawa, che lavora 12 ore al giorno in un campo di riso, per poter sfamare la tua famiglia, passeresti le tue poche ore libere scazzottando e lottando con dei guerrieri samurai immaginari, per poter sviluppare un qualche sistema di lotta mortale?

Come no.

E io sono il Papa.

Ti basta giusto un rapido sguardo ad un elenco degli antichi maestri di Karate, per notare qualcosa di interessante.

Erano tutti studenti, aristocratici o di famiglie privilegiate.

La maggior parte dei fondatori del Karate apparteneva alla classe nobile (“shizoku”) o dei guerrieri (“pechin”), andando dalla casta più bassa dei guerrieri (“chikudun”) a quella più alta (“peekumi”).

Alcuni maestri, inoltre, appartenevano alla casta denominata “oyakata” (signore), che era la più alta delle caste privilegiate, un gradino appena sotto alle caste reali dette “aji” (discendenti del Principe) e “oji” (il Principe).

Questi erano i titoli posseduti dai pionieri del Karate!

Per capire quanto era importante il sistema a caste nell’antica Okinawa, ti posso dire che “pechin” (la classe dei guerrieri) stava 6 livelli sopra alla casta degli agricoltori.

Di seguito alcuni maestri storici del Karate e la loro classe sociale di appartenenza:

  • Matsumura Sokon (1809-1899): casta Pechin. (Guardia del corpo del Re.)
  • Sakugawa Kanga (1786-1867): casta Chikudun Pechin.
  • Soeishi Ryotoku (1772-1825): casta Oyakat. Segretario del Re!
  • Chatan Yara (1740-1812): casta Chikudun Pechin.
  • Tawata Shinboku (1814-1884): casta Chikudun Pechin.
  • Sueyoshi Anyu (???): casta Pechin.
  • Chikin Seionori (1624-???): casta Oyakata.
  • Chinen Umikana (1797-1881): casta Chikudun Pechin.
  • Higa Kanematsu (1790-1870): casta Pechin.
  • Chinen Masanra (1842-1925): casta Chikudun Pechin.
  • Kyan Chofu (???): casta Shizoku.
  • Hamahiga Oyakata (1847 – ???): casta Oyakata.

E potrei continuare ad elencare nomi tutto il giorno.

Vuoi di più?

Che ne dite di Motobu Choki (1870-1944)? Casta Aji (discendenza diretta con il Re). Così come Chibana Chosin (1885-1969)Yoshimura Chogi (1866-1945).

E non dimentichiamo Yabu Kentsu (1886-1937).Casta Shizoku. Funakoshi Gichin (1868-1957)stessa casta. Toyama Kanken (1888-1966), Mabuni Kenwa (1889-1952), Taira Shinken (1897-1970), Shiroma Shinpan (1890-1954)etc… Tutti appartenevano direttamente ad una classe nobile, perché di famiglia nobile o per discendenza .

La maggior parte degli storici fondatori del Karate appartenevano all’elite della società dell’antica Okinawa.

Ed è proprio come scrisse una volta Gichin Funakoshi:

“Karate wa kunshi no bugei.”

“Il Karate è l’arte marziale delle persone raffinate.”

Tagliando fuori i contadini.

4. “Il Karate deriva dal Kung-Fu Cinese”

Una specie.

Vedi, Okinawa – il luogo nativo del Karate – era un’isola influenzata da molte culture, tradizioni e arti marziali praticate durante il periodo del Regno Ryukyu.

Questo perché la posizione di Okinawa nel Mar Orientale della Cina, l’ha resa un’eccellente zona calda per il commercio fra vari paesi, per centinaia di anni.

La Cina era solo UNA delle varie culture influenti.

Tuttavia…

Poiché la società Cinese in generale, e in particolar modo le sue arti marziali, era tenuta in gran considerazione durante la formazione di ciò che poi sarebbe diventato il “Karate”, questo ebbe un notevole impatto sulla comunità locale delle arti marziali di Okinawa.

Sì, ok, il King-Fu Cinese ha influenzato gli albori del Karate.

Ma questo è avvenuto prima che fosse conosciuto come Karate – loro lo chiamavano “Toudi” (“Mano Cinese”).

Il Karate si è sviluppato dopo.

È un’arte marziale a sé al 100%.

5. “La cintura nera è il grado più alto.”

Non esattamente.

Sebbene i media spesso dipingano la cintura nera come “l’ultimo livello” del Karate, c’è molto di più in questo concetto.

Davvero, ci sono persone che pensano che rappresenti la fine.

(La chiamo Sindrome da Cintura Nera: quando le persone ottengono la propria cintura nera e subito smettono di allenarsi, perché si erano focalizzati solo sull’avere quella cintura, invece di concepire il Karate come uno strumento utile per esplorare e sviluppare i propri potenziali umani).

La cintura nera è solo l’inizio.

Solo ora inizia il vero allenamento.

Tutto ciò che c’è stato prima era solo una preparazione.

Infatti, una cintura nera non è niente di speciale. Quando vivevo in Giappone, vedevo generalmente bambini con cinture nere che correvano da tutte le parti. Ma per qualche strana ragione, nel mondo occidentale è stato elevato ad un obiettivo oscuro, misterioso, quasi leggendario.

Questo è davvero divertente. Perché conosco maestri giapponesi che hanno dato la cintura nera a degli americani dopo solo pochi mesi di allenamento – solo per sbarazzarsi di loro!

Comunque…

Ad Okinawa, la cintura di grado massimo è in realtà quella rossa.

Solo poche persone l’hanno ottenuta.

6. “Devi essere atletico, forte ed snodato per praticare Karate.”

Oh ragazzo.

  • Ero paffuto.
  • Non ero molto forte.
  • Riuscivo a malapena a calciare sopra la mia vita.

Oggi le cose sono cambiate.

Assomiglio ad un Dio Greco dei giorni nostri, sollevo tre volte il mio peso, e calcio così dannatamente in alto che Chuck Norris mi ha chiesto di insegnargli come si fa.

Tutto grazie al Karate!

Sto scherzando.

(Per metà.)

Vedi, quando guardo indietro al me stesso paffuto, debole e impacciato, sono così sorpreso dei risultati dati dall’allenamento del Karate tradizionale. Ma io non ho nemmeno provato. Mi sono solo presentato nel mio dojo e mi sono messo costantemente a lavoro.

Eppure, ancora mi domandano tutte le volte:

“Devo essere atletico/forte/elastico per il Karate?”

Assolutamente no.

NON DEVI ESSERE il migliore per iniziare.

Ma è necessario INIZIARE per diventare grande.

7. “Il Karate ti rende una persona migliore.”

Definiamo un po’ la parola “migliore”.

Cos’è un “buon” essere umano?

Una persona virtuosa? Buona? Umile? Vigorosa? Coraggiosa? Eccezionale?

Dipende a chi lo domandi.

Ecco perché io credo che il Karate sia un viaggio personale. Hai bisogno di decidere per te stesso perché lo pratichi, come lo pratichi e cosa ti aspetti come ricompensa ai tuoi sforzi.

Il Karate ti darà esattamente ciò che te hai speso.

Niente di meno. Niente di più.

Se tu ci metti cuore e anima nel Karate, potrai diventare una persona “migliore” con alte probabilità. Io lo spero con tutta sincerità, perché questo potrebbe rendere il mondo un posto migliore.

Ma quasi tutto può renderti un essere umano “migliore”.

Non è COSA tu fai.

È COME lo fai.

“Il Karate aspira a costruire il carattere, a migliorare il comportamento della persona, e promuovere la modestia, tuttavia non è garantito.” – Yasuhiro Konishi (1898-1983).

Capito?

8. “I Karateka sono esperti di auto-difesa.”

Siamo onesti:

Alcune scuole di Karate non insegnano l’autodifesa.

Queste insegnano attività fisica…

…Che può, o non può, comprendere elementi di pseudo auto-difesa.

Ha la sua differenza.

Lo scopo originale del Karate era di difendere se stessi con un’autodifesa civile.

Ma poiché il Karate è passato attraverso la storia, mani e menti di generazioni con differenti punti di vista, allora è diventato un qualcosa di personale e politico.

Improvvisamente, lo scopo originale del Karate è stato confuso.

È diventato sempre meno auto-protezione…

…e sempre più auto-perfezione.

“Lo scopo ultimo del Karate non sta nella vittoria o nella sconfitta, ma nella perfezione del carattere dei partecipanti.” – Gichin Funakoshi (1868-1957)

Al giorno d’oggi, alcuni istruttori di Karate non insegnano MAI la disciplina dell’autodifesa.

Va bene.

Fintanto che siamo aperti su questo proposito.

9.“Ci sono armi nel Karate”

Allora…

Sta tutto qui, nella parola:

  • “Kara” – “Vuota” in giapponese
  • “Te” – “Mano” in giapponese

“Karate” = “Mano vuota”

Ancora ci sono persone che pensano che si usino delle armi nel Karate!

Come può una “mano vuota” tenere un’arma?

😉

Ovviamente, non è sempre stato così.

Prima che il Karate fosse modernizzato e reso una disciplina sportiva, le armi erano sempre allenate insieme a tecniche a mano vuota. Successivamente questo aspetto dell’allenamento è diventato noto come “Kobudo” (letteralmente: “antiche strade marziali”) ed era una pratica comune nel passato.

Oggi, il Kobudo si pratica in molti pochi dojo con la stessa qualità e passione del Karate.

Penso che molti istruttori dovrebbero documentarsi su questo.

Perché un’arte marziale orientale di autodifesa non è completa senza l’aggiunta di tecniche da combattimento con le armi.

Chiedilo ad un qualsiasi maestro vecchia-scuola che proviene da Okinawa.

Ti risponderà che Katate e Kobudo sono come due ruote di un carro.

Ti servono entrambe.

Oppure cadi.

10. “Il Karate è difficile”

Infine…

Quando una persona vede un atleta di Karate che esegue kata difficili, proiezioni, posizioni profonde, calci rotanti e tutte le altre cose “complesse”, sembra il vero karate.

Ma anche questo è un mito.

Il vero Karate dovrebbe apparire semplice!

(altrimenti stai facendo qualcosa di sbagliato.)

Penso che le persone rendano, di proposito, il Karate complesso. È come il complesso del feticismo. Vedere la semplicità come male. Queste persone invece di migliorare le loro basi, si vogliono cimentare su cose complesse – perché le fa sentire superiori.

Loro sono accecati dal mito della complessità.

“La semplicità è il massimo della sofisticazione.” – Leonardo da Vinci (1492-1519)

Ricorda questo:

La strada più semplice è spesso la via giusta.

Se il tuo Karate sembra difficile, stai probabilmente sbagliando qualcosa.

Rallenta. Pensaci. Trova una soluzione. Riprova. Respira. Rilassati.

Non confondere un duro allenamento con un allenamento intelligente.

Il buon Karate è sottovalutato.

Tutto qui.