Il Campione del continuo divenire…

Fregiarsi di un titolo è facile, troverete dozzine di campioni, poi basta approfondire per ridimensionare. Non per sminuire, quanto per capire se si parla di presunzione o di narcisismo, ovvero una vittoria da esibire all’esterno. Il campione suda e lo fa in palestra, preparandosi dentro e fuori e quando sale sul podio non sventola la medaglia come una bandiera, ma l’appende dentro di sé aggiungendola a tutto il vissuto che lo ha reso ciò che è diventato. Ecco! Il campione non è. Il campione è un divenire continuo, è la mutazione dell’inespresso. 

Così parlo e penso ad Andrea, un ragazzo che in silenzio, da bambino si è avvicinato al mondo del Karate. Andrea con le sue difficoltà, ma anche con la sua costanza, umiltà e pazienza. Cintura dietro cintura fino a giungere alla nera con lo stesso programma di tutti gli esaminati in commissione. Nella scorsa primavera sale sul tatami di Lignano, uno degli otto tatami del palazzetto, fa il saluto e fa il suo kata dall’inizio alla fine con circa trecento, quattrocento persone che urlano, parlano, mangiano, camminano, un caos. Lui entra e parte. Poco dopo con mezzo sorriso esce e gli chiedo: come stai? Bene, risponde lui e prosegue per la sua strada. Mi sono molto emozionato per questa sua impresa, perché è la sua impresa, nessuno in quel palazzetto era più karateka di lui. Non la tecnica in sé, ma il coraggio di dare tutto sé stesso, applicando una delle poche regole del nostro dojo: vietato dire Non ce la faccio. Andrea è stato premiato come campione regionale pochi giorni fa, e sono sicuro che non andrà a sbraitarlo in giro a Flambro o a Udine, lui la sua coppa l’ha già posta accanto a sé, dentro di sé per continuare a divenire.